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L'insostenibile peso del corpo

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Psicopatologia dell'adolescenza

I disturbi dell’alimentazione in età giovanile,

tra influenze culturali, predisposizione individuale

e prospettive di cura

"Mia sorella Lucia ha tre anni meno di me, siamo solo in due. È sempre stata un po' introversa, ripensandoci; non aveva fiducia di sé. Per un periodo andò da uno psicologo, lo portava nostra zia. Era mentre faceva la medie. I nostri genitori erano sempre via. Non mangiava mai dolci e accettava solo alcuni cibi, era molto dimagrita. Credo non avesse più il ciclo; il primo l'aveva avuto a 10 anni. Poi è stata meglio, anzi era diventata vorace. Tutto sembrava andare bene.

I problemi sono tornati in seconda superiore. Avevamo iniziato insieme una dieta abbastanza semplice, perché si avvicinava l'estate. Ci scambiavamo i vestiti, avevamo la stessa altezza, lei era precoce; facevamo molte cose insieme. Però lei si lamentava di essere grassa. Era una dieta semplice che avevamo preso da una rivista, e funzionò.

Quell'estate andammo in una vacanza studio, con nostra madre, e una compagna di Lucia. Durante l'estate per sé 15 chili e per un pezzo è rimasta magrissima. Era pallida, io mi preoccupavo e l'accompagnavo sempre. Ma lei non ammetteva di stare male. Si pesava di continuo; stava davanti allo specchio, aveva un muso duro mentre si guardava il corpo, si parlava con cattiveria; faceva tanti calcoli. Spesso di notte si alzava, guardava la TV, leggeva, voleva sempre camminare. L'anno dopo è stata bocciata. Non frequentava nessuno.

Poi è successo che mio padre ha perso il lavoro, era sempre a casa. All'inizio Lucia e lui litigavano, si facevano dispetti. In seguito mio padre ci ha portati tutti da un terapeuta familiare che ci ha spiegato che dovevamo sostenere Lucia. Io andavo solo ogni tanto; mi ricordo anche le riunioni in un gruppo dove tutti avevano lo stesso problema.

Sono stati anni molto difficili. Ora Lucia e io abbiamo ricominciato a parlare e io sto ricostruendo la sua, la nostra storia. Sono contenta di esserle stata vicina".

Categorie e sottotipi differenti

Tra i disturbi dell'alimentazione, che colpiscono i ragazzi anche in età precoce, ci sono due sindromi molto note e due meno conosciute.

L'anoressia nervosa ha caratteristiche precise, dal rifiuto di mantenere il peso corporeo al minimo normale per l'età e la statura; una intensa paura di aumentare di peso o di ingrassare, pur essendo sottopeso oggettivamente; difficoltà nel modo di percepire il peso e la forma del proprio corpo, con una influenza indebita anche sulla valutazione di sé e il diniego della gravità della perdita ponderale in atto; nelle donne che hanno già avuto il menarca, si registra amenorrea, con assenza di tre cicli mestruali consecutivi.

Si devono considerare i sottotipi restrittivo nel quale la persona non presenta episodi di abbuffate o di comportamenti di svuotamento improprio (vomito, lassativi, diuretici, clisteri); e il sottotipo bulimico, più frequente, nel quale compaiono abbuffate o comportamenti di svuotamento.

La bulimia nervosa comprende episodi ricorrenti di abbuffate compulsive (binge eating) che consistono nel mangiare in un periodo di tempo circoscritto una quantità di cibo evidentemente superiore a quanto mangerebbe la gente nello stesso tempo in circostanze simili; insieme con un senso di mancanza di controllo sull'atto di mangiare, per esempio sentire di non poter smettere o di non poter controllare quanto si sta ingoiando. Altra caratteristica sono i comportamenti ricorrenti e impropri di compenso, indirizzati a prevenire aumenti di peso, come vomito auto indotto, abuso o uso improprio di lassativi, diuretici, clisteri o altri farmaci, e digiuno o esercizio fisico eccessivo. Tali  comportamenti accadono anche più volte la settimana per almeno tre mesi. Anche qui la valutazione di sé è indebitamente influenzata dalla percezione delle forme e del peso.

Si può distinguere il sottotipo con condotte di svuotamento, dove la persona si provoca frequentemente il vomito, usa in modo improprio lassativi e clisteri. E il sottotipo senza condotte di svuotamento dove la persona usa gli altri comportamenti impropri, il digiuno o l'esercizio fisico eccessivo.

Binge eating

Quando il disturbo assomiglia a quello della bulimia nervosa, con episodi ricorrenti di abbuffate compulsive che creano sofferenza e capitano due volte la settimana per diversi mesi, ma non sono associate all'uso abituale di comportamenti impropri di compenso si può parlare di disturbo da alimentazione incontrollata. È la categoria diagnostica più recente, considerata solo dal manuale DSM IV dell’Associazione degli psicologi americana, ma non dal ICD 10 dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).

I disturbi dell'alimentazione sono noti da molti secoli, ci ricorda Ammaniti: per fare un esempio la vicenda di Margherita d'Ungheria - morta nel 1271, a 28 anni - con i suoi digiuni ascetici. Oppure altri resoconti del XVII secolo, che avevano spesso esiti nefasti. Tuttavia in questi episodi non sono mai presenti due elementi caratterizzanti: la paura ossessiva e morbosa di ingrassare e l'alterazione dell'immagine del corpo (che alcuni studiosi trovano emblematica come incubo dismorfico nel quadro di Magritte Le jours gigantesques). È stato nel 1868 che William Gull ha descritto la malattia e l’ha chiamata Anorexia.

Quando questi disturbi sono in età prepuberale si parla di sindromi parziali, che hanno un elenco specifico riferito a un'età inferiore ai 14 anni, comprendente anche i quadri clinici del disturbo emotivo di rifiuto del cibo, la alimentazione selettiva, la disfagia funzionale (paura di soffocarsi) e il rifiuto pervasivo (anche di camminare, parlare, ecc.).

DISTURBO DA ALIMENTAZIONE INCONTROLLATA

(Binge Earting Disorder)

 

- Episodi ricorrenti di abbuffate compulsive

- Due abbuffate a settimana, per un periodo di sei mesi

- Esse creano sofferenza e disagio

- Non ci sono comportamenti di compensazione o svuotamento

 

Tutte queste sindromi sono culture-bound, influenzate dalle condizioni culturali e sono diffuse in tutti i paesi industrializzati; ma si stanno sviluppando anche negli altri paesi parallelamente alla crescita economica. E sono disturbi democratici che colpiscono tutte le classi sociali, con maggiore presenza della bulimia nei grandi centri urbani. A differenza del passato, è più frequente la forma di anoressia nervosa di tipo bulimico.

Si registrano 3 casi di anoressia ogni 1.000 donne, 10 di bulimia e 70 di disturbi subliminali; il rapporto è di 1:10 tra maschi e femmine per l'anoressia, di 1:20 per la bulimia.  Anoressia e bulimia si possono alternare in epoche diverse della vita della stessa persona. Solo un terzo dei soggetti si rivolge al servizio sanitario.

 

Indicazioni terapeutiche

Il modello più efficace per analizzare le cause è multifattoriale, considerando predisposizioni individuali, il genere, una storia di sovrappeso e di diete, tratti ossessivi di personalità, perfezionismo, difficoltà nel processo di separazione-individuazione, rifiuto del corpo adulto e della sessualità. Anche fattori biologici e culturale contano: il tasso di concordanza per le anoressiche gemelle monozigoti è significativamente più elevato, alcolismo dei genitori e obesità della madre, la vischiosità familiare, ma anche il mito del successo e la dipendenza del consenso. Alcuni eventi, quali separazioni, nuove richieste ambientali, esperienze sessuali, possono far precipitare l'esordio della malattia, come in altre patologie: tra essi anche la stessa pubertà, che può essere vissuta come grave minaccia del controllo di sé, del proprio corpo e delle relazioni di base.

Gli interventi per aiutare chi soffre di questi disturbi, quando sono molto seri, avvengono in genere in due tappe: una prima di tipo medico mira a far recuperare un peso accettabile al soggetto e lo stato fisico buono, può essere necessario un ricovero, a volte avviene un allontanamento dalla famiglia. In una seconda tappa, si richiede il lavoro con un terapeuta, per esempio con approccio cognitivo-comportamentale, che serve a elaborare il problema e a imparare nuove strategie di nutrimento, soddisfazione dei bisogni personali e cura di sé. Se il soggetto è molto giovane viene coinvolta anche la famiglia in un percorso terapeutico per sanare l'ambiente relazionale e rafforzare il recupero. Vengono somministrati farmaci se è associata anche una componente depressiva.

Non esiste ancora una wonder drug, un nuovo farmaco potentemente efficace verso questi disturbi, i quali  prevedono facili ricadute e recidive; in un terzo dei casi durano più di sei anni, ma a volte richiedono 10 o 15 anni. In generale tendono a permanere disturbi dell'immagine del corpo e quelli della sessualità.    

 

Enrico Vaglieri

Bibliografia:

M. Ammaniti, Manuale di psicopatologia dell'adolescenza, Raffaello Cortina Editore 2006

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