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Quando la rabbia esplode

insieme con la tristezza

si disintegra il senso di sé

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Psicopatologia dell'adolescenza

I disturbi di personalità nell'età evolutiva

e la patologia borderline

Una testimonianza. 

"Disturbo borderline di personalità" ha detto il medico. Io non ne sapevo niente. Non sapevo cosa significavano quelle parole. Ho dovuto mettere insieme l’ esperienza con mia figlia Melanie e quello che ho sentito. Non lo auguro a nessuno. Siamo un po' più tranquilli ora, è entrata in una nuova comunità e sembra che stia meglio. Ma è stato devastante.

Direi che è cominciato tutto con un episodio in cui mi ha minacciato con un coltello, era furiosa. Aveva 14 anni. Avevamo discusso perché saltava la scuola; poi è scappata e si è buttata contro una vetrata, l’ha spaccata e si è ferita. In quel periodo suo padre era via per lavoro. Quelle volte che c'era chiamava la polizia. Eppure era stata una bambina allegra e ubbidiente, a parte che ha fatto la pipì a letto fino a 11 anni.

C'erano periodi tranquilli, ma Melanie stava in camera e scriveva poesie deprimenti: "Mi troverete nella pattumiera, come un giocattolo rotto…". A volte si infilava nel lettone e mi abbracciava stretto. Avevamo un rapporto bellissimo, come sorelle. Ma c'erano giorni che non la sopportavo. Stava fuori di notte. Abbiamo scoperto che si era messa con un drogato senza casa. E quando le abbiamo detto che non doveva uscire ha iniziato a tagliarsi i polsi; l'hanno portata all’ospedale psichiatrico.

Era terrorizzata di essere abbandonata, era depressa, ma poi scattava e voleva fare tutto a pezzi. I medici dicevano che era intelligente, non era pazza. E’ sensibile – dicevano - e sta solo facendo dei tentativi, come se cercava di imparare a stare in intimità. Nella prima comunità non si è inserita per niente: si innamorava, fuggiva, si faceva del male. Ora, nella seconda, sembra più tranquilla. Dicono che è una ragazza in gamba e fa progetti per il futuro.

 

Tra le sofferenze che caratterizzano l'adolescenza, nel senso delle psicopatologie, i disturbi di personalità sono un gruppo variegato che dipende da molti fattori bio-psico-sociali, e la ricerca sta indagando i vari aspetti del substrato neurobiologico, importanza del temperamento, le esperienze relazionali, gli affetti e i processi cognitivi.

 

Una marcata deviazione dalle aspettative sociali

Per Disturbo di personalità  si intende un modello abituale di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell'individuo, nelle aree cognitiva, emotiva, delle relazioni e del controllo degli impulsi. Con le caratteristiche di essere inflessibile e pervasivo in varie situazioni, stabile, di lunga durata, e che provoca un forte disagio e una compromissione del funzionamento sociale e lavorativo. È la definizione del DSM, il Manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali, che è organizzato per assi, dove il I riguarda i disturbi psichici, tutto il II asse i disturbi di personalità, il III le condizioni mediche e il IV condizioni socio-ambientali. In questi mesi si sta realizzando la traduzione in italiano dell'ultima versione del DSM, la V, nel quale si troveranno parecchie novità soprattutto sul tema dei disturbi di personalità.

Tradizionalmente i disturbi di personalità sono divisi in 3 gruppi (cluster), secondo i tipi  eccentrico, impulsivo o ansioso, come indicato nello schema.

 

 

DISTURBI DI PERSONALITA’

 

- Cluster A - eccentrico, con i disturbi Paranoide, Schizoide, Schizotipico

- Cluster B - impulsivo, con i disturbi Borderline, Narcisistico, Antisociale, Istrio­ni­co

- Cluster C - ansioso, con i disturbi Ossessivo-compulsivo, Evitante, Dipendente

 

 

Tali categorie diagnostiche sono però anche criticate perché i disturbi tendono sovrapporsi tra di loro e per il rischio di trascurare altre sofferenze meno codificate, e soprattutto per la necessità, quando si considerano soggetti in età di sviluppo, di utilizzare indicatori diversi da quelli per gli adulti, considerando la ristrutturazione rapida e complessiva che negli adolescenti altera ogni equilibrio preesistente.

Si discute sulla differenza tra patologie di personalità vere e proprie e il disturbo evolutivo comune del tipo "tumulto" adolescenziale o crisi d'identità, con alterazioni emotive, senso di vuoto e di vergogna, fino a comprendere comportamenti antisociali.

Degli studi longitudinali mostrano che i problemi emotivi e comportamentali dell'infanzia sono predittivi di patologie di personalità nell'adolescenza, le quali a loro volta sono predittive di disturbi psichici nell'età adulta.

 

Modelli di spiegazione dei disturbi

Diversi modelli teorici cercano di spiegare tali disturbi: l'arresto dello sviluppo psicologico tre il secondo il terzo anno, durante la fase di riavvicinamento alla madre (Mahler), quindi il fallimento del processo di separazione-individuazione (Kernberg); o l'incoerenza della madre nel fornire risposte adeguate ai bisogni e alle comunicazioni del bambino (Giovacchini) a cui consegue una confusione primaria: la madre stessa, che ha vissuto un dilemma di separazione irrisolto, passa il messaggio che la crescita  e l'autonomia provocano la perdita del supporto materno.  

Bowlby enfatizza l'elemento dei Modelli operativi interni, rappresentazioni mentali dinamiche di sé e delle figure di attaccamento che emergono dalla relazione diadica e da ripetute sequenze interattive; essi permettono la coesione del sé, la regolazione affettiva e l'esperienza sociale. La Ainsworth ritiene che l’esperienza di attaccamento sicuro o insicuro dipende dal pattern di attaccamento che i genitori trasmettono al figlio. E tra i fattori ambientali, è la stabilità nel tempo di modelli disfunzionali della famiglia che aiuta a riconoscere i disturbi di personalità dell'adolescente.

 

Funzione riflessiva e teoria della mente

Per Fonagy è importante la cosiddetta funzione riflessiva, la capacità inconscia di osservare il funzionamento mentale proprio e altrui e di afferrarne il significato per poter costruire una propria "teoria della mente". Durante l'adolescenza la ricerca di identità e di integrare l'esperienza soggettiva in una narrazione autobiografica coerente, si basa anche sulla matrice relazionale sviluppata. Se la funzione riflessiva è alterata ne possono derivare gravi stati narcisistici o borderline; l’individuo può affrontare la prospettiva intollerabile di concepire lo stato mentale del suo tormentatore rifiutando di riconoscerlo, attraverso la distruzione della capacità di definire sentimenti e pensieri di se stesso e dell'altro, sulla base di impressioni schematiche e non accurate. Ciò diventa un sintomo molto grave, che confina con la psicosi.

 

 

DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITA’

 

- tentativi di evitare un abbandono, reale o immaginario

- relazioni interpersonali instabili e intense (iperidealizzazione e poi svalutazione)

- alterazione dell'identità (immagine di sé instabile)

- impulsività (abuso di sostanze, guida spericolata, abbuffate, sesso, shopping)

- minacce, comportamenti suicidari e autolesivi

- episodi intensi di instabilità affettiva (irritabilità, ansia, disforia)

- sentimenti cronici di vuoto

- difficoltà a controllare la rabbia

- in situazioni stressanti ideazione e fantasie non realistiche e paranoidi

 

 

L'adolescenza è considerata una nuova edizione del processo di separazione-individuazione, dove avviene una oscillazione tra spinte esplorative, desiderio di autonomia, distanziamento dai genitori, ma anche bisogno permanente di dipendenza, disorientamento e paura per le domande provenienti dal corpo, le spinte istintuali e del mondo esterno extra-familiare. E avviene il passaggio dal pensiero operativo concreto dell'infanzia, a quello formale, che talvolta può compensare lo squilibrio sul piano affettivo. Il mondo psicologico diventa eccitante e confondente, intrigante e minaccioso; aumenta il desiderio dell'altro e dei futuri possibili; ma può consolidarsi il senso di essere limitato, piccolo e insignificante, col bisogno di regredire al concreto, all'onnipotenza e al diniego della realtà, vista come terrificante (Ammaniti).

Ha molto consenso oggi la convinzione dell'esistenza di un continuum tra l’area della vulnerabilità psichica e il disturbo di personalità: ovvero le complesse modificazioni adolescenziali, insieme con elementi di stress, possono portare - facilmente, ma solo transitoriamente - a una sintomatologia sovrapponibile a un disturbo di personalità.

E non va trascurato il ruolo delle trasformazioni socio-culturali epocali, con la crisi delle regole, dei valori permanenti, la confusione d’età, dei generi e dei ruoli sociali.

Il disturbo borderline di personalità e i percorsi di guarigione

Il disturbo borderline di personalità è il disturbo più frequentemente diagnosticato in adolescenza; consiste in una instabilità delle relazioni, dell'immagine di sé e dell'affettività caratterizzata da una marcata impulsività.

L’aspetto clinico fondamentale è la cosiddetta “diffusione di identità”, una concezione di sé e delle persone significative caotica e contraddittoria, con modalità instabili e contrastanti, una estremizzazione drammatica degli atteggiamenti di dipendenza, sottomissione o ribellione. Spesso si cerca una identità in prestito, oppure personalità “come se” (Deutsch), con inquietudine e angoscia centrate sul corpo, ipocondria, o condotte anoressiche e bulimiche, o anomalie sessuali, o condotte autolesive. La percezione della realtà è mantenuta, ma distorta, soprattutto in situazioni di stress; e c’è sempre una condizione depressiva, senso di vuoto e inadeguatezza (quando non ci sono aspetti depressivi ma solo atteggiamenti di onnipotenza, autosufficienza e disprezzo si è di fronte piuttosto a un disturbo narcisistico di personalità).

Si associa infine una mancanza di tolleranza all’angoscia, soprattutto in situazioni di separazione e perdita, e di rabbia cronica; l’impulsività viene agita in tutte le forme (tentativi di suicidio, droga, alcol e farmaci in dosi massicce).

Le prospettive di guarigione devono partire dall'individuazione dei deficit della regolazione affettiva e della capacità di rappresentazione, portando una nuova esperienza emotiva e cognitiva, fondata sulla relazione con una figura benevolente in un contesto di sicurezza, un percorso lungo, che promuova la formazione di nuovi modelli procedurali più intenzionali

Enrico Vaglieri

Bibliografia:

M. Ammaniti, Manuale di psicopatologia dell'adolescenza, Raffaello Cortina Editore 2006

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