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"Io chi sono?" 

Il disturbo dell'identità 

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Psicopatologia dell'adolescenza

Un caso e alcune riflessioni educative sulla società moderna in transizione, che rende lo sviluppo psicologico più difficile

per alcuni, ma più facile per altri

I genitori di Alex sono molto preoccupati.  Lui ha 17 anni, la madre lo adora, invece il compagno della madre lo ritiene insicuro e disordinato. La madre è preoccupata, Alex ha molte storie sentimentali e ne è travolto, e recentemente ha avuto una storia omosessuale;  "ma è solo un incidente di percorso" precisano lei e il compagno.

Alex frequentava una scuola privata ma essendo morto il vecchio preside, ora si trova male e ha cambiato scuola. È un ragazzo alto, magro, con gli occhi azzurri, sa instaurare simpatia e parla con proprietà di linguaggio, ha il tono dell'umore depresso e spesso sembra che stia per piangere. Si sente molto incerto. Sogna di correre e di non riuscirci, qualcuno lo insegue minaccioso, e si risveglia angosciato. Non è più sicuro di niente.

Il padre di Alex era morto sei anni prima, si era già separato dalla madre, ma continuava a frequentarla insieme con il nuovo compagno e passavano le vacanze insieme. "Perché vi siete separati?" aveva chiesto Alex poco prima che il padre morisse. "È meglio così, no?" aveva risposto la madre, "adesso hai due famiglie, siamo tutti amici!". Il padre era un uomo creativo, lo faceva divertire molto. Morì in un incidente in mare; Alex dormì 24 ore di seguito, si rifiutò di andare al funerale, e subito dopo la madre e il compagno lo portarono in viaggio dieci giorni in montagna.

Per la madre il peggio è che “tutti i pomeriggi suona la tecnomusic a volumi altissimi, non la vuole abbassare ed è insopportabile. Alex ha chiesto di avere la chiave nella sua stanza, vorrebbe dipingere dei murales sulle pareti e ha già appiccicato pitture di morti e corpi squartati”. Inoltre si veste come alcuni suoi compagni con jeans rotti e orecchini al naso e alle orecchie. Voleva partecipare a feste rave, essendogli stato impedito, si è tagliato i capelli con grandi buchi nella capigliatura. Sono convinti che si era fatto delle canne. Ha gridato loro che lui è uno di quelli che spacciano ed è scomparso, ha girovagato per due giorni tra la casa dei nonni paterni, la vecchia scuola e la tomba del padre al cimitero.

 

Un adolescente incerto, che non si accetta e non ha un Io coerente: si tratta di un vero disturbo o sono i segnali di una fase evolutiva?

Il disturbo dell'identità in adolescenza era riconosciuto fino al 1987 dal DSM (dizionario psichiatrico) e poi cassato per le difficoltà di definirlo esattamente, ma rimane valido come categoria clinica e consiste in un grave disagio soggettivo con l'incapacità di integrare aspetti di sé in un senso coerente e accettabile. Si aggiunge forte incertezza sugli obiettivi a lungo termine, le scelte di carriera, le amicizie, l'orientamento e i comportamenti sessuali, le idee religiose, il sistema di valori morali e la fedeltà a un gruppo. Tali sintomi durano più mesi e creano scompensi sul piano sociale e scolastico.

Certi ragazzi (è un po' meno frequente nelle femmine) vivono dei conflitti che sarebbero uno stadio naturale da affrontare nella crescita, ma li percepiscono come elementi inconciliabili dentro di sé, e perdano la coerenza della propria identità.

La forte sofferenza associata a queste esperienze porta ansia e depressione, dubbi e inibizioni nel fare scelte, come anche comportamenti negativistici e oppositori verso la famiglia, tesi in realtà a affermare la propria autonomia. È un disturbo molto più presente oggi del passato, perché elementi come l'accelerazione continua dei processi di cambiamento sociale, il rallentamento delle norme sociali, la dimensione ridotta delle famiglie, l'elevata mobilità sociale e geografica e la frammentazione delle norme sociali costringono gli individui, soprattutto i giovani, a darsi regole soggettive. E le conseguenze sono tipiche delle società con rapida acculturazione: un aumento delle psicopatologie giovanili, fino ai suicidi e gli abusi di sostanze. C’è da ricordare però che la costruzione anomala e patologica dell'identità può avvenire solo se ci sono già altre vulnerabilità temperamentali o fattori di rischio psicologici e sociali (Ammaniti).

Nella riflessione eziologica la psicologia dello sviluppo (soprattutto Erikson) ha considerato due dimensioni importanti nella costruzione dell'identità durante l'adolescenza, l'esplorazione (o crisi), e l'impegno. La prima è lotta, un interrogarsi attivo per raggiungere obiettivi di identità come scelte vocazionali o convinzioni ideologiche. L'impegno invece, consiste nel saper prendere decisioni in ambiti significativi e la responsabilità per realizzarli. J.F. Marcia ha parlato di 4 stati di identità caratteristici dell'adolescenza (vedi tabella) che segnano dei poli nel continuum evolutivo di organizzazione ed efficacia, e presentano livelli diversi di benessere o malessere.

 

Alcune ricerche confermano la correlazione positiva tra capacità cognitiva sviluppata e abilità di esplorare i contenuti dei pensieri e costruire un'identità coerente. Il pensiero critico e l'apertura mentale aiutano questo processo. E anche il legame di attaccamento familiare lo condiziona: quando l'attaccamento è meno sicuro esiste una maggior diffusione dell'identità, caratterizzata da un senso soggettivo d'incoerenza, difficoltà a impegnarsi nei ruoli delle scelte occupazionali, e tendenza a confondere i propri sentimenti e desideri con quelli di un'altra persona con cui si è in intimità.

Il disturbo dell'identità è diverso dalla crisi evolutiva tipica dell'adolescenza, che è un fenomeno temporaneo. Ed è anche differente dai sintomi del disturbo borderline di personalità, che, se ha un'area di vulnerabilità dell'identità personale, assomma però molte altre sofferenze, la confusione dei confini, perdita di significato, stati di vuoto.

Oltre ai fattori di protezione di tipo sociale, cognitivi, o familiari, i ragazzi con questo problema possono essere aiutati da esperienze di adesioni a gruppi di crescita a cui aggregarsi, o da percorsi individuali  di formazione.

Enrico Vaglieri

Bibliografia:

M. Ammaniti, Manuale di psicopatologia dell'adolescenza, Raffaello Cortina Editore 2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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