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Adolescenza: tra diagnosi e resilienza

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Psicopatologia dell'adolescenza: una introduzione

Tra diagnosi e resilienza: riconoscere i compiti evolutivi come sfide, a volte molto dolorose

Un percorso dentro le diverse sofferenze dell’adolescenza; criteri di lettura e prospettive di salute

 

La clinica dà una mano alle famiglie. È l'intento che mi pongo progettando questo percorso di riflessione sulla psicopatologia dell'adolescenza, lungo una decina di articoli che usciranno nel tempo, vorrei illustrare i principali quadri clinici che si possono incontrare nei ragazzi dai 12 ai 22 anni circa.

In questa prima puntata chiarisco premesse importanti, prima fra tutte la necessità di mettere in secondo piano il patologico a favore di un punto di vista positivo, che privilegi l'impegno verso la salute, la guarigione, l'integrazione. E aggiungo altre considerazioni per facilitare i docenti a tener conto della mentalità clinica e riuscire a usarla nel contesto della scuola, come prevenzione, come bagaglio di conoscenze per monitorare le dinamiche relazionali, il tono emotivo e l'efficacia dei ragazzi, e poter agire prontamente, pur nei limiti delle proprie competenze professionali.

 

Voglio crescere ma non so chi diventare, voglio essere qualcuno ma non so cosa essere

È lo slogan dell'adolescenza, periodo di transizione con stato confusionale, momenti di cambiamento profondo e difficoltà a definire se stessi; tumulti di emozioni, passività, crisi, a volte con esiti letali; una danza difficile per entrambi i sessi è un periodo davvero lungo con sollecitazioni importanti. Dalle modifiche somatiche psicologiche della pre-adolescenza, l'insorgenza dei caratteri sessuali e l'aumento della funzionalità; fino alla post-adolescenza, con una riorganizzazione che apre scenari di nuovi e permette di pensare efficacemente al futuro; fino alla tarda adolescenza, fenomeno culturale molto comune, dove la permanenza in famiglia sembra non finire più, a volte ostacolata dal tipo di famiglia stessa.

Tra i paradigmi, che sono anche compiti evolutivi, che caratterizzano questa età, che è l'ultimo periodo per definire il proprio copione di vita, si deve tener conto innanzitutto di separazione e individuazione.

 

Solo separandosi è possibile individuarsi come soggetti

Il processo di separazione, o de-satellizzazione, permette alla persona giovane di estromettere gli aspetti genitoriali, metterli in discussione, attraverso un allontanamento anche concreto, cercando nuove figure di riferimento. Se non lo facesse, quei contenuti genitoriali interiorizzati (ideologie, desideri, progetti, emozioni) avvelenerebbero la sua psiche (Sè alieno), gli impedirebbero di diventare se stesso e lo farebbero rimanere una copia sbiadita e senz'anima di coloro che l'hanno allevato. Spesso ciò comporta rabbia, quasi sempre fraintesa e subita dai genitori e anche dagli insegnanti.

 

Il corpo come mezzo di comunicazione di un disagio

Il risveglio potente del primato genitale porta una ricerca goffa dell'altro sesso, con curiosità ma anche con paura, che permette la individuazione. Il corpo diventa altro, più precocemente nella femmina, e lo specchio accompagna difficili vissuti di risignificazione (come ricorda Vittorino Andreoli in alcune toccanti pagine di Giovani). Può avvenire che il corpo sia usato contro di sé, e ciò diventa il modo di esprimere difficoltà nelle relazioni.

 

Pensiero e attaccamento

Sono due i processi fondamentali, tra emancipazione e conflitti. Il primo, decisivo anche nel rapporto con i pari, è la strutturazione del pensiero logico formale e deduttivo, che permette un dialogo più profondo con gli altri, oltre lo stile infantile basato sull'interscambio. Lo sviluppo del pensiero simbolico (Bowlby) aiuta la comprensione di sé e della relazione, deve crescere insieme con le competenze emotive; la capacità di mentalizzare si apprende nelle relazioni con i cargivers.

L'altro processo fondamentale è il distacco dalle figure genitoriali e dai cosiddetti Modelli Operativi Interni interiorizzati, come dicevo.

Tra i modelli di attaccamento, che si vedono nella relazione con i genitori ma anche con l'esterno, e nel grado di autonomia e indipendenza e di simbolizzazione dell'esperienza, ci sono quello sicuro/autonomo, distanziante/evitante e quello preoccupato/invischiato.

 

Esiti dell’adolescenza

La patologia è ciò che accade quando il ragazzo non è capace di assolvere i suoi compiti evolutivi: ne può derivare una relazione distorta con se stessi, una relazione passiva verso i genitori, o la rinuncia a superare le modalità infantili. Quando i passaggi evolutivi sono rallentati o non avvengono, rivelano debolezza dello sviluppo o fallimenti precedenti, anche se genitori obietteranno che “prima non c'era alcun problema!”.

Gli esiti dell'adolescenza vanno da normale, a ritardata (si rimane bambini per qualche aspetto), a prolungata (si evitano scelte di impegno e progetto); oppure sacrificata (ci si dedica solo alla famiglia), dissociale (con opposizione a tutto) o deviante (si sviluppa una dipendenza).

 

 

PSICOPATOLOGIA IN ADOLESCENZA: QUADRI CLINICI

che saranno affrontati specificamente nei prossimi articoli

 

I disturbi dell'identità in adolescenza

La depressione in adolescenza

Il disturbo post-traumatico da stress in adolescenza

Fobie, ossessioni, disturbi d'ansia in adolescenza

Il disturbo dell'identità di genere in adolescenza

Sindromi di dipendenza e tossicomania dell'adolescenza

Disordini alimentari in adolescenza

Disturbi di personalità in adolescenza

Psicosi in adolescenza

I disturbi dissociativi in adolescenza

 

 

 

Diagnosi, struttura familiare e resilienza

Soprattutto nell'infanzia, ma anche nell'adolescenza è necessaria una grandissima cautela nell'emettere diagnosi, perché si tratta di una fase di transizione, la personalità si deve ancora strutturare del tutto e cicli di avanzamento-regressione successivi sono l'unica via per diventare adulti, anche se si tratta di esperienze più tortuose in alcuni casi e più costanti in altri. Ed è meglio evitare di cadere in un modello solamente medico di classificazione. Ma una buona diagnosi è la premessa necessaria per progettare un intervento efficace, per il quale le relazioni in atto dentro la famiglia e i comportamenti interpersonali, oltre agli aspetti neurobiologici, sono tutte componenti imprescindibili.

Per concludere è importante la prospettiva della resilienza, quella che pone enfasi sulla capacità di superare tutte queste sfide, che è una competenza innata in ciascuno di, ma, come mostrano tanti studi, si può anche apprendere - e qui sta il ruolo affascinante e intenso dell'adulto docente o educatore.  

Enrico Vaglieri

Bibliografia:

M. Ammaniti, Manuale di psicopatologia dell'adolescenza, Raffaello Cortina Editore 2006

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